Meno compiti a casa, ciclo di studi ridotto, più sport... Tutte le idee di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia sulla scuola

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Giorgia Meloni Scoula

Le elezioni politiche del 25 settembre si sono concluse con la vittoria netta di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia. La coalizione di centro destra formerà il nuovo governo ad inizio novembre, e quali saranno le novità che porteranno sul mondo della scuola? Per capirlo occorre ripassare il programma elettorale e gli ultimi mesi di campagna elettorale.  

Le proposte sulla scuola di Fratelli d’Italia 

Come di fatto tutti i partiti, Fratelli d’Italia ha promesso ai docenti un aumento degli stipendi e la lotta ai precariato, concordando insieme agli altri partiti della coalizione di centro destra su altri aspetti.  

Tra questi il potenziamento dei programmi scuola-lavoro, la valorizzazione della formazione professionale e il ripristino degli indirizzi di studio abilitanti.

Vi è poi la volontà di realizzare la piena parità tra scuole paritarie e statali da garantire tramite la concessione di voucher alle famiglie che scelgono le prime.  

Su altri temi FdI si è invece spinto oltre alla Lega e a Forza Italia proponendo la riduzione di un anno del ciclo di studi, l’istituzione del liceo del Made in Italy e il potenziamento dello sport per combattere le devianze.

Le idee sulla scuola di Giorgia Meloni 

Inoltre ci sono tanti altri “pensieri” sul mondo della scuola resi noti da Giorgia Meloni negli ultimi mesi, seppur non inseriti al momento nel programma e nelle priorità.  

A maggio fece molto discutere l’idea di rimuovere le bocciature dal sistema scolastico italiano. Al loro posto verrebbe introdotto un sistema a livelli sul modello degli A-levels britannici. Per Meloni dovrebbe consentire di “individuare alla fine della scuola secondaria in modo accurato e fedele il livello di conoscenza raggiunto, senza certificare il falso come avviene oggi”. 

Non solo, in un’intervista a Sky TG24 di un paio di settimane fa la leader di Fratelli d’Italia ha spiegato come andrebbero riviste le modalità di studio degli alunni: “Il grosso dello studio deve avvenire in classe e non in casa con i compiti”.  

In quella stessa intervista ha aggiunto che “bisogna investire sulla scuola partendo dal tema del diritto allo studio, va fatto un piano straordinario per non penalizzare chi nasce in territori o famiglie maggiormente difficili”. 

Il prossimo ministro all’Istruzione 

Il primo vero atto sul mondo della scuola nel post-elezioni sarà però la nomina del nuovo ministro all’Istruzione, che andrà a sostituire Patrizio Bianchi a viale Trastevere. 

Non ha trovato conferme la folle ipotesi lanciata nelle scorse settimane da Il Foglio su una nomina di Matteo Salvini.

I nomi che circolano ora sono quelli di Marcello Pera (Fratelli d’Italia), ex presidente del Senato e nel giro dei nomi per l’elezione del presidente della Repubblica lo scorso inverno, la senatrice Licia Ronzulli (Forza Italia) sponsorizzata da Silvio Berlusconi e Mario Pittoni (Lega) vice-presidente uscente della Commissione Istruzione al Senato.  

L’ultima ipotesi è infine quella “tecnica”, con la nomina dell’accademico Luca Ricolfi.


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