“C’è una cosa che non comprendiamo: se ogni anno lo Stato chiama 80 mila docenti supplenti su posti di sostegno senza specializzazione, perché il Ministero bandisce soli 20 mila posti al TFA universitario? Perché non dare la possibilità di specializzarsi, visto che i posti che servirebbero sono di numero maggiore e aumentano sempre più gli studenti che necessitano del sostegno?”
È questa la domanda legittima che si pone Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief.
“È assurdo tarare il numero programmato dei corsi specializzanti nel sostegno sulla base delle disponibilità delle università e non invece alle effettive necessità delle scuole” ha proseguito.
I dati a cui si riferisce Pacifico sono contenuti nel Report annuale del ministero dell'Istruzione e si riferiscono all’inizio dell’anno scolastico 2021-22, ma la situazione si ripeterà identica dal prossimo settembre: delle 150 mila supplenze previste, non meno della metà saranno infatti per i posti di sostegno.
Sempre dal report emerge come, mentre il 63% delle cattedre di sostegno scoperte siano al nord, i corsi del TFA che formano i prossimi insegnanti di sostegno, sono organizzati soprattutto da atenei del sud Italia. Insomma, la situazione del sostegno in Italia resta delicata a tutto svantaggio degli alunni bisognosi di supporto e in totale contrasto con il diritto alle pari opportunità.
Per sopperire, anche quest’anno una parte delle chiamate arriverà dalle graduatorie incrociate di sostegno, create appositamente per reclutare anche docenti non specializzati.
Le prime chiamate arriveranno dalle specifiche graduatorie GPS mentre, quando gli istituti non troveranno disponibilità immediate, dalle MAD (Messa a Disposizione) ricevute. In caso di convocazioni di docenti non specializzati, gli istituti preferiscono sempre convocare i docenti che hanno comunque una formazione affine nel curriculum, ad esempio coloro in possesso un master BES o master DSA.
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