La denuncia di un insegnante: «Essere "studente/docente non è una scelta: costretti anche a seguire 10 ore di lezione in una giornata»

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La denuncia di un insegnante: «Essere "studente/docente non è una scelta: costretti anche a seguire 10 ore di lezione in una giornata»

Le peripezie che gli aspiranti insegnanti devono compiere per entrare il ruolo sono ormai risapute, ma c'è un limite che non dovrebbe essere superato e questo è fatto di rispetto e dignità.

Il seguente è lo sfogo di un docente, Franco, che commenta il modo in cui i media locali hanno parlato del decesso di un giovane collega della sua scuola, a Tempio (Sardegna). 

I media locali infatti hanno titolato la notizia del decesso scrivendo che si tratta di uno "studente/docente". Ecco di seguito l'opinione dell'insegnante.

 

«“Lo studente/docente”, ecco come un giornale online ha avuto il coraggio di titolare la notizia della morte di un giovane professore, dando per scontato che la scelta di insegnare ed essere contemporaneamente studente fosse presa da egli stesso.

È ormai risaputo che sempre più aspiranti docenti siano praticamente costretti dal sistema ad iscriversi al famigerato TFA sostegno (peraltro pagato profumatamente, visto che le cifre vanno a superare i 3800 Euro) solamente per avere più possibilità di entrare in ruolo; una parola che in ambito scolastico è ormai sinonimo di chimera.

Non che la trafila TFA sia semplice, sia chiaro, ma entrare su materia è ancora più assurdo e meno meritocratico, mentre i posti su sostegno, grazie al business delle certificazioni, sono invece in costante aumento! Sono questi e tanti altri i risvolti di quella scuola basata sul PIL da cui ha provato a metterci in guardia il professor James Hankins invocando un ritorno all’umanesimo, ma che si continua ad ignorare in nome del dio denaro e del “progresso”.

Mentre la scuola “se la canta e se la suona” parlando di didattiche alternative, tra cui rientrano, giusto per citarne alcune, Flipped Classroom, Peer to peer (e altre), il livello di preparazione degli studenti è sempre più imbarazzante. In terza media molti ragazzi non sono in grado di riconoscere i continenti davanti ad una cartina geografica, non sanno le tabelline, i verbi (i ragazzi “bravi” si fermando all’indicativo), ed ignorano il significato di numerosi termini che uno straniero imparerebbe in Italia già nei primi mesi di permanenza, ed effettivamente è questo ciò che accade.

Tra le parole sconosciute eccone alcune esilaranti: Bottino, Illustrazione, Astuto, Sopprimere, Gioire, Umiltà, Cronaca, Superficiale; Moribondo è addirittura una persona arrabbiata, ed un Fuggiasco una persona furba… e potremmo continuare.

A tutto questo si aggiunga il citato business delle certificazioni: non ci vuole un esperto di statistica per comprendere che se un istituto arriva a certificare 200 alunni su 600, un problema di fondo c’è, ed è deleterio continuare ad ignorarlo.

E il docente che potere ha all’interno di questo sistema? Praticamente nessuno. Bocciare è diventata impresa ardua, se non impossibile: molto spesso sono proprio i dirigenti scolastici a riprendere i temerari insegnanti che si permettono di lasciare 4 ai propri discenti; inoltre guai ad arrotondare un 4.51 per difetto, perché per il giudice quello è automaticamente 5.

Ecco dunque che per stressare, annichilire e demotivare gli aspiranti prof. si aggiunge la burocrazia, molto spesso inutile e che contribuisce a togliere tempo alla didattica, già demolita dalle migliaia di progetti e progettini.

Parlare di Docente/Studente, come fosse una scelta, non solo distorce la realtà, ma diventa mera propaganda per rendere accettabile qualcosa che non lo è affatto: la scuola retta dal precariato!

È per allontanare il fantasma del precariato che tanti bravi insegnanti si iscrivono al TFA Sostegno, combattendo contro tutte le criticità di cui si è detto. Tuttavia iniziando questo percorso, per dirla con un detto sardo, “si azzunghet abba a mare” senza che nessuno si preoccupi della salute mentale dei futuri insegnanti, perché nel mondo della scuola non c’è spazio per i sentimenti!

A riprova di ciò, già nell’iscrizione al TFA si firma una liberatoria nella quale si dichiara di essere al corrente che, qualsiasi cosa accada, la cifra pagata – che abbiam detto ammonta a circa 3800 Euro – non verrà restituita.

Il percorso prevede (per i fortunati a cui l’algoritmo ha provveduto ad assegnare una cattedra decente) in aggiunta alle 18 ore in classe, 6 ore di tirocinio affiancate ad un tutor, che spesso è un insegnante passato di ruolo senza concorso negli anni precedenti. Alle ore aggiuntive antimeridiane si sommano le lezioni, con orari davvero proibitivi.

In alcune giornate gli studenti o, come li chiama l’articolo, gli studenti/docenti, sono costretti a seguire 10 ore di lezione in un’unica giornata. Si consideri il fatto che molti iscritti compiano per recarsi all’Università di Sassari, veri e propri viaggi della speranza nelle meravigliose arterie stradali della Sardegna.

Le lezioni da seguire vertono da una parte su un concentrato di argomenti che i futuri docenti ben conoscono su strategie didattiche già utilizzate sul campo, ma a cui viene affibbiato un nome inglese per rimanere al passo con le mode del momento; altre su strategie didattiche alternative inapplicabili: alcune per via delle condizioni disastrose in cui si trova la scuola moderna e di cui si è detto; altre perché parte di quella retorica che da anni contribuisce a distruggere l’istruzione senza portare uno straccio di risultato.

Se si ha lo stomaco per sopportare tutto ciò si diventa insegnanti di ruolo? Si contribuisce a formare una scuola migliore garantendo perlomeno una continuità didattica ai ragazzi? La risposta è ovviamente negativa, perché non c’è nessuna volontà di cambiare un sistema che sopravvive di tagli all’istruzione e precariato.

Proprio quest’anno una mamma avrebbe raccontato sui giornali che il figlio autistico, durante il suo percorso scolastico, avrebbe cambiato ben 13 insegnanti di sostegno! Inutile dire che a tale ragazzo siano stati preclusi i margini di miglioramento che avrebbe potuto ottenere se seguito con continuità!

Dopo aver messo in ruolo alcuni docenti di sostegno nei primi anni (vista la voragine eccessiva di posti vacanti che in qualche modo andava colmata), anche il TFA sostegno non immette direttamente in ruolo! Gli aspiranti docenti dell’A.A 2021/2022 sono difatti in prima fascia… perché non ci sono posti! (no, non è una barzelletta). Eppure, nelle scuole di alcuni importanti centri della Gallura – per fare un esempio pratico – su 30 insegnanti di sostegno, solo 2/3 sono di ruolo! Perché? perché gli uffici scolastici dichiarano meno posti di quelli effettivi, sia per sostegno che per materia.

È dunque lecito parlare con accezione positiva di docente/studente mettendo alla luce ciò che c’è dietro? La domanda è ovviamente retorica! Stare dietro a tutte queste dinamiche porta una mente brillante a spegnersi pian piano, a metter da parte la passione e diventare automa pur di sopravvivere.

Anche perché il tempo di studiare la materia che si ama, non si trova più! Bisogna studiare le fesserie imposte dal governo fino a 50 anni!

Nella scuola del PIL che ruolo hanno le università che negli anni Settanta pullulavano di studenti animati da nobili ideali? E i sindacati? E il Ministero? Sono tutte facce della stessa medaglia: le Università continuano a intascare soldi e fanno cassa, senza restituirli nemmeno se, come accaduto, si passa a miglior vita; i sindacati dormono e sbraitano solo a tempo scaduto (vedi concorso ordinario 2020); mentre il Ministero continua - a suon di tagli sulla scuola pubblica - la politica di privatizzazione di qualsiasi cosa si trovi sul suolo italiano, scuola compresa: lo mostrano bene i continui tagli all’istruzione pubblica per rimpinguare invece quella privata (lo Stato si comporta insomma come un Robin Hood al contrario).

Modus Operandi che diversi anni fa ha portato finanche alla cessione delle Autostrade, riacquistate dallo Stato solo dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova (peraltro senza che nemmeno fosse stata fatta giustizia). Speriamo che per la scuola ci sia un finale migliore, anche se ciò dovrebbe significare invertire la rotta oggi stesso».

 


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