Il ministero dell’Istruzione ora è anche "del Merito". Galiano: «così si tira fuori il peggio dagli studenti»

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Enrico Galiano Ministero Istruzione e Merito

Per l'insediamento del Governo Meloni I non sono mancate le sorprese. Tra queste, le nuove nominazioni date ad alcuni ministeri.

Troviamo così il ministero delle Politiche per il Sud e del mare, quello dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, quello di Famiglia, natalità e pari opportunità.

Cambiamenti che vanno a definire l’identità dell’esecutivo ma che permettono anche di ridefinire l’organizzazione di ogni ministero, attribuendo o rimuovendo specifiche competenze. 

Così anche il ministero dell’Istruzione è diventato il ministero dell’Istruzione e del Merito. Una denominazione che proprio Giuseppe Valditara, nuovo titolare del dicastero di Viale Trastevere, ha definito «un messaggio politico chiaro».

LINK: Chi è Giuseppe Valditara?

Il forte connotato politico di questa scelta linguistica non è stato apprezzato da tanti nomi noti del mondo della scuola, contrari a un cambiamento simile in un ministero che si vorrebbe sempre lontano dalle svolte di tipo ideologiche. 

Non solo, è proprio il concetto di merito a non convincere all’interno del mondo scolastico, almeno durante la scuola dell’obbligo.  

«Lo vogliamo capire che la scuola non è un posto dove si vanno a selezionare i migliori, che pensarla così è il modo più antidemocratico che esista?» ha scritto su Facebook il noto docente e scrittore Enrico Galiano.

«Nella logica del premio e del castigo, della competizione, del vince chi se lo merita, lasciatevelo dire, viene fuori solo il peggio di studenti e studentesse – continua Galiano nel duro attacco - Penso ai ragazzi e alle ragazze più grandi, che alle medie sono buttati nello tsunami della preadolescenza e hanno bisogno di tutto, di affetto, di ascolto, di calma, di bellezza, ma non certo di un Ministero del Merito». 

Dello stesso avviso è Eraldo Affinati, docente, scrittore e fondatore della Scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti. 

«Affiancare le parole merito e istruzione rischia di trasformare le nostre aule in campi di gara dove si stabiliscono gerarchie. E cosa fare con chi non raggiunge gli obiettivi? Spazzarli via? La scuola italiana ha già i più alti indici di dispersione scolastica, non deve diventare un ospedale che cura solamente i sani» ha spiegato Affinati in un’intervista al quotidiano Repubblica.

Vi è poi il tema della corretta valutazione del merito. «Tutti i docenti vorrebbero ottenere il massimo dai propri alunni ma per farlo bisogna calcolare la situazione di partenza di ognuno. E applicare questo criterio rovescerebbe l’impianto dell’istruzione italiana»...


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