L’insegnamento dell’Educazione Civica nella scuola italiana è oggi una disciplina che può spettare a qualunque docente della classe, individuato sulla base dei contenuti del curriculum.
Si tratta di una sperimentazione introdotta nell’agosto 2019, voluta per sviluppare negli alunni processi di interconnessione tra saperi disciplinari ed extra disciplinari, per un minimo di 33 ore ad anno scolastico.
Secondo le indicazioni del ministero dell’Istruzione, devono andare a preferire i docenti delle discipline economico-giuridiche, cioè la classe di concorso A-46.
Al Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) questo però non basta più, ed è così partita una richiesta al ministro Valditara per assegnare questo insegnamento soltanto a docenti con specifiche competenze di Diritto.
“L’odierna impostazione è strutturata sulla condivisione, da parte dei docenti del consiglio di classi, di argomenti spesso estranei alla loro preparazione, ed è ampiamente discutibile – ha affermato il presidente CNDDU Romano Pesavento – Assegnare le tematiche di Educazione Civica a chi non ha condotto un piano di studio adeguato è inspiegabile”.
Ad oggi ogni docente può essere incaricato dell'onore, ma anche la possibilità di rifiutare qualora non senta di avere la preparazione giusta. La richiesta della CNDDU è dunque quella di affidarsi esclusivamente ai docenti della classe A-46.
“E impiegare un docente di diritto negli istituti scolastici di ogni ordine e grado – spiega ancora Pesavento – consentirebbe il rientro di molti insegnanti di ruolo fuorisede che, a causa di scelte politiche incomprensibili, stanno vivendo sette anni di disagi inenarrabili (il riferimento è alla riforma della buona scuola, ndr) e affrontano l’attuale anno con tutte le incognite dei rincari”.
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