Alessandro D’Avenia scrive al Miur: “Più relazione a scuola per liberare la creatività, cominciando da tre esercizi quotidiani...”

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alessandro d'avenia 3 ottobre

Alessandro D’Avenia è probabilmente il docente italiano più conosciuto, grazie all’enorme successo dei suoi libri. 

Nella sua rubrica settimanale sul Corriere della Sera D’Avenia ha voluto lanciare un appello al prossimo ministro d’Istruzione, spiegando come ogni prossima riforma dovrà partire da una rivalutazione del rapporto con gli alunni.

“Ri-formare significa dare nuova forma e la forma di cui la scuola italiana ha bisogno è relazionale, dalla disposizione dei banchi alla formazione dei nuovi maestri”. 

“Non è sentimentalismo ma necessità professionale”, infatti secondo lo scrittore palermitano la relazione educativa “può produrre ciò che per Pico era la grande dignità dell’uomo: la libertà creativa”.

“Il frutto dell’educazione non è addomesticare e addestrare ma liberare le energie creative da ciò che le paralizza: la paura e l’ignoranza”.

Il messaggio per il prossimo ministro è quindi quello di “inaugurare un Rinascimento italiano, non elitario ma popolare, non individualistico ma relazionale, non retorico ma carnale (cura di tutta la persona e non solo di un cervello senza corpo)”.

Come realizzare questo cambiamento? “Potrebbe simbolicamente cominciare con una circolare che obblighi a:

  • Fare una colletta per mettere una bella pianta in ogni classe di cui a turno tutti si prenderanno cura 
  • far ascoltare in silenzio della buona musica (che vuoto d’armonia nella formazione scolastica!) in apertura di giornata;  
  • far formulare l’appello mattutino non per giustificare l’assenza ma la presenza, del maestro, che potrebbe, dopo aver risposto in prima persona, chiedere a ogni singolo discepolo: Sei presente? Per chi e cosa? Che cosa sarai e farai oggi che puoi essere e fare solo tu, insieme a noi?".

“Solo chi è toccato dalla bellezza della relazione con la vita (la pianta), con il bello-vero-buono creato dagli uomini del passato (le materie: la musica è una metafora) e narrato da quelli del presente (i maestri) si sente chiamato a fare qualcosa di bello della e nella sua vita”.


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