La didattica scolastica tradizionale è intesa come una trasmissione diretta di conoscenze e saperi.
Esistono però metodologie diverse che propongono nuovi paradigmi d’insegnamento.
Tra queste, merita attenzione la didattica emotiva che mette al centro del percorso d’insegnamento lo studente e le sue emozioni, considerate fondamentali per l’effettiva riuscita del progetto.
Storicamente le emozioni sono state considerate non solo superflue ma persino potenzialmente dannose nei processi d’apprendimento. Sono stati i recenti studi neuroscientifici a rivalutare la loro importanza nell’apprendere nuove conoscenze e nella posizione dello studente nei confronti della scuola.
Non è altro che quello che succede nella vita di tutti i giorni: sono le nostre emozioni a fargi reagire in una determinata maniera a quanto ci sta accadendo, determinando anche cambiamenti fisiologici e psicologici.
La didattica emotiva mira così a ottimizzare l’apprendimento degli alunni lavorando sulla loro condizione emotiva. Il "come imparare" le cose divente così a sua volta importante.
Le emozioni positive sono parte integrante della motivazione e rafforzano la voglia di imparare, l’attenzione e la capacità di mettere in pratica quanto appreso.
Le emozioni negative al contrario favoriscono dimenticanze e mancanze di attenzione.
Quando un evento della nostra vita ha un potente sostrato emotivo è facile per noi ricordarne a lungo ogni dettaglio, e questo vale anche per avvenimenti o notizie accaduti mentre facevamo altro. Tutti sappiamo per esempio cosa facevamo l’11 settembre.
È il fenomeno noto come flashbulb, un ricordo particolarmente vivo associato ad un momento emotivamente potente.
Tra memoria ed emozione c’è dunque un forte legame, ed è per questo che può essere utile legarlo alla didattica.
Un primo metodo è quello della ricompensa dello studente, come motivazione ulteriore per impegnarlo nello studio.
Le emozioni funzionano infatti come una guida, con lo studente guidato a ricercare quella gratificazione che non esisterebbe in un’esperienza neutra e che, scientificamente parlando, garantisce il rilascio di dopamina (l’ormone responsabile di appagamento e felicità)
È poi importante riuscire a stupire lo studente, una delle emozioni più importanti dell’essere umano. Un’area del nostro cervello rilascia anche in questo caso dopo di fronte ad esperienze positiva mai sperimentate prima.
Per questo la ricerca del nuovo da parte di un insegnante può favorire la memorizzazione degli argomenti.
Vi è poi il concetto della Warm cognition (Cognizione calda) recentemente proposta come teoria neuroscientifica. Questo significa il creare un’atmosfera il più possibile piena di rinforzi positivi all’apprendimento, il più possibile rilassati
Per realizzare una didattica emotiva serve innanzitutto conoscere le emozioni, promuovendo l’empatia e l’ascolto tra i ragazzi.
È quindi importante che l'insegnante sposti il suo focus dal risultato all'apprendimento e alle sue modalità. Questo si traduce in una maggiore tolleranza degli errori e un'attenzione superiore ai processi che portano all'apprendimento.
Il docente deve quindi essere il primo a fare entrare le emozioni all'interno della classe, andando oltre il semplice ruolo di colui che introduce nuovi saperi in classe. La pandemia in questo senso è stata un'opportunità per dialogare sulle fragilità che ha fatto emergere.
Tutto questo non significa però diventare amici degli studenti, perdendo il senso di controllo della classe.
Da un punto di vista didattico infine l'insegnante può anche optare per un approccio innovativo che si slega dal classico libro di testo, per utilizzare anche modalità più stimolanti tramite canali di apprendimento non convenzionali. Si tratta di approcci in grado di generare sorprese ed emozioni positive. E dunque, memorizzazione e attenzione.
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