Da sempre si sa che in Italia il precariato è uno dei principali problemi del mondo del lavoro. Adesso arriva anche l'analisi di Eurydice, rete europea di informazione sull'istruzione: si evidenzia che ad inizio carriera il precariato sia quasi la regola ma andando avanti con l’età, appena sotto i 50 anni la situazione migliora ma non certo in maniera soddisfacente.
In Europa, un insegnante su cinque lavora con contratti temporanei. Tra gli insegnanti con meno di 35 anni, più di un terzo lavora con contratti a tempo determinato, e in Italia (78%), come in Spagna, Austria e Portogallo, sono addirittura più di due terzi, con contratti brevi e spesso non superiori a un anno (quest’ultimo è il caso dell’Italia).
Tutto ciò è scritto nel rapporto Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being di Eurydice, che ha come focus gli insegnanti della scuola secondaria.
In alcuni paesi rimane alta anche la percentuale di insegnanti nella fascia di età 35-49 che lavora con un contratto a tempo determinato (in Portogallo il 41%, in Spagna il 39% e in Italia il 32%).
Le ragioni di questo fenomeno sono da attribuire alle discontinuità nel processo di reclutamento di docenti a tempo indeterminato, anche a causa dei contingentamenti delle spese negli anni precedenti. Questo ha spinto le scuole ad assumere insegnanti con contratti a tempo determinato, al massimo di un anno.
Anche nell'anno 2020/2021 si sono registrati numeri da record riguardo alle supplenze, che hanno portato ad un totale di oltre 200 mila posti assegnati a supplenza. Il prossimo anno potrebbe essere peggio. La Cisl Scuola, ad esempio, prevede addirittura di raggiungere 220mila supplenze nell'anno 2021/2022.
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