Per molti dipendenti pubblici la tredicesima 2025 assomiglia sempre più a un Natale solo sulla carta: gli importi lordi salgono, i numeri sembrano migliori, ma alla fine sul conto arriva meno dello scorso anno.
Un cortocircuito che riguarda in particolare la Scuola e le Funzioni Centrali, che in questi giorni stanno sfogliando cedolini tutt’altro che festivi.
Il rinnovo del CCNL firmato a inizio 2025 avrebbe dovuto garantire un miglioramento concreto.
Gli aumenti ci sono – e infatti il lordo della tredicesima cresce – ma l’effetto reale è tutt'altro: il netto si riduce, rendendo questo dicembre più pesante del previsto.
Il risultato? Una mensilità aggiuntiva che “brilla” solo nella cifra iniziale, ma che perde luminosità non appena entrano in gioco trattenute e agevolazioni non prorogate.
Tre elementi, combinati tra loro, spiegano il perché di questo scenario:
La vecchia indennità di vacanza contrattuale è stata assorbita negli incrementi tabellari.
Una scelta tecnica che migliora i numeri sul lordo, ma che nella pratica non porta un centesimo in più nel netto della tredicesima.
L’importo una tantum erogato nel 2024 non è stato riproposto.
Un’assenza che si sente subito e che contribuisce a rendere questo un Natale meno ricco per migliaia di lavoratori statali.
Il taglio del 6% sui contributi, tra le misure più apprezzate dai dipendenti nel 2024, non si applica alla mensilità aggiuntiva.
Risultato: trattenute più pesanti e un netto che scende in maniera evidente.
Sulla carta, la tredicesima 2025 sembra migliore di quella precedente.
Nella realtà, però, per chi lavora nel pubblico questo dicembre porta un regalo poco gradito: una cifra spendibile più bassa, nonostante gli aumenti siano formalmente in vigore.
Un “Natale solo sulla carta”, che non tiene il passo con l’inflazione né con le aspettative di chi aspettava la tredicesima per affrontare le spese di fine anno.