Supplenze 2025-2026: la riserva al servizio civile fa discutere, ecco perché

di: Angela Mantovani - 18/09/2025

Ogni anno scolastico porta con sé nuove regole e sfide per il mondo dell’istruzione, ma l’avvio del 2025/26 si annuncia particolarmente delicato. Le supplenze, da sempre il cuore pulsante del funzionamento quotidiano delle scuole italiane, saranno infatti condizionate da una novità che sta facendo discutere: la riserva di posti a favore di chi ha concluso il servizio civile universale.

Se da una parte questa misura viene presentata come un modo per valorizzare l’impegno civico, dall’altra sta sollevando preoccupazioni tra docenti con anni di esperienza alle spalle, che temono di essere penalizzati in graduatoria.


GPS e graduatorie di istituto: il meccanismo delle supplenze

Le Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) rappresentano oggi la porta principale d’ingresso per ottenere un incarico a scuola, sia annuale sia fino al termine delle attività didattiche. Introdotte nel 2020 e aggiornate ogni due anni, consentono agli insegnanti di candidarsi in base ai propri titoli e alla provincia scelta.

Accanto alle GPS continuano a funzionare le graduatorie di istituto, utilizzate dai dirigenti scolastici per le supplenze brevi o temporanee. In entrambi i casi, la posizione di ciascun docente è determinata dal punteggio: titoli di studio, esperienze pregresse e, da quest’anno, eventuali riserve di legge come quella legata al servizio civile.


La riserva per il servizio civile universale: come funziona davvero

Molti hanno parlato di un 30% dei posti riservati, ma la percentuale reale è più contenuta e viene stabilita di anno in anno dal Ministero in base al fabbisogno. Per beneficiare della riserva occorre:

  • aver portato a termine regolarmente il servizio civile universale,

  • dichiararlo correttamente nella domanda GPS,

  • rispettare le scadenze fissate dal bando.

La riserva si applica soprattutto alle supplenze annuali e fino a giugno, e non all’intero monte di incarichi disponibili. Una volta esaurita la quota riservata, l’assegnazione prosegue seguendo l’ordine normale della graduatoria.


Perché è stata introdotta e perché fa discutere

L’obiettivo dichiarato dal governo è premiare chi ha scelto di dedicare un anno della propria vita a un’esperienza di cittadinanza attiva. In questo modo si punta anche a incentivare l’adesione al servizio civile universale tra i giovani.

Tuttavia, sindacati e docenti sollevano diversi dubbi:

  • rischi di scavalcamento di insegnanti con più esperienza,

  • moltiplicazione delle “corsie preferenziali” in un sistema già complicato,

  • possibili rallentamenti nella stabilizzazione dei precari storici.

La FLC CGIL ha già chiesto un confronto con il Ministero per monitorare l’impatto della misura e valutare eventuali correttivi.


Implicazioni pratiche per i docenti

Cosa significa in concreto per chi parteciperà alle prossime GPS 2025/26?

  • Chi ha svolto il servizio civile potrà contare su una corsia riservata, ma entro limiti precisi.

  • Chi non ha titoli di riserva dovrà puntare sull’aumento del proprio punteggio, frequentando master, corsi di perfezionamento o accumulando esperienza.

  • In ogni caso, sarà fondamentale compilare la domanda con estrema attenzione per non perdere opportunità.


Uno sguardo all’Europa

In altri Paesi, l’impegno civico viene valorizzato ma raramente con percentuali di riserva:

  • In Francia l’esperienza conta come punteggio aggiuntivo.

  • In Germania si riconosce nel curriculum, ma senza accessi preferenziali fissi.

L’Italia sceglie una strada più marcata, pur senza raggiungere il 30% indicato da alcune fonti.


Conclusioni: tra merito ed equità

Le supplenze 2025/26 saranno un banco di prova importante per la scuola italiana. La nuova riserva a favore del servizio civile universale può rappresentare un segnale positivo di attenzione all’impegno sociale, ma il rischio di squilibri nelle graduatorie è concreto.

Molto dipenderà da come il Ministero saprà applicare la norma e da quanto sarà disposto ad ascoltare le richieste dei sindacati. Per i docenti, invece, la strategia migliore resta una sola: restare aggiornati, valorizzare ogni titolo utile e monitorare costantemente le graduatorie.