Bullismo: come riconoscere i segnali di chi sta soffrendo in silenzio

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Le cronache continuano a raccontare storie di adolescenti che non ce l’hanno fatta, schiacciati da umiliazioni, minacce, offese e silenzi. Dietro molti di questi casi c’è il bullismo, un fenomeno che si è trasformato nel tempo e che oggi, con l’aiuto dei social network, si insinua anche tra le mura di casa, diventando cyberbullismo.

I dati parlano chiaro: secondo le ultime indagini di Telefono Azzurro e ISTAT, più di un ragazzo su cinque tra i 12 e i 17 anni dichiara di essere stato vittima di episodi di bullismo. Eppure, spesso genitori e insegnanti se ne accorgono troppo tardi.

Cos’è davvero il bullismo

Il bullismo non è “una semplice presa in giro”. È un comportamento ripetuto, intenzionale e dannoso, in cui uno o più individui esercitano un potere – fisico, psicologico o sociale – su un’altra persona.
Questo squilibrio di forza rende la vittima vulnerabile e incapace di difendersi. Quando poi l’aggressione si sposta online, attraverso chat, foto o video diffusi senza consenso, l’impatto psicologico diventa devastante e potenzialmente permanente.

I campanelli d’allarme da non ignorare

Un ragazzo vittima di bullismo raramente chiede aiuto in modo diretto. Parla con il suo comportamento, con piccoli segnali che però, se colti per tempo, possono fare la differenza.

Ecco alcuni segnali a cui prestare attenzione:

  • improvvisi cali di rendimento scolastico o rifiuto di andare a scuola;

  • isolamento, perdita di interesse per attività o amicizie che prima piacevano;

  • disturbi del sonno o dell’alimentazione, mal di testa o mal di pancia ricorrenti senza causa apparente;

  • cambiamenti d’umore: irritabilità, tristezza, pianto frequente, paura del giudizio;

  • cancellazione di profili social o rifiuto di utilizzare il telefono.

Quando questi comportamenti si manifestano, è importante ascoltare senza giudicare, creare un clima di fiducia e coinvolgere figure di supporto come insegnanti, psicologi scolastici o servizi di tutela dei minori.

Il ruolo degli adulti

Il contrasto al bullismo parte dagli adulti. I genitori devono imparare a riconoscere i segnali di disagio e promuovere un dialogo aperto, mentre la scuola ha il compito di educare al rispetto e all’empatia.

Programmi come “A prova di bullo” di Telefono Azzurro e le campagne promosse dal Ministero dell’Istruzione forniscono materiali e strumenti utili per insegnanti e studenti, con l’obiettivo di costruire ambienti di apprendimento più sicuri e inclusivi.

Rompere il silenzio

Parlare di bullismo significa rompere un tabù. Significa insegnare ai ragazzi che chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma di coraggio.
Perché nessun adolescente dovrebbe arrivare a pensare che la soluzione al dolore sia la fine della propria vita.

La sfida sta nel cercare di riconoscere i segnali, intervenire in tempo e non lasciare mai soli i ragazzi.


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