Chi sono gli studenti plusdotati (che la scuola italiana non riesce a valorizzare)

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Studenti Plusdotati

Gli studenti plusdotati (gifted nell’accezione inglese) sono quelli con capacità cognitive superiori alla media e un QI in grado di toccare i 130 punti. Lo dimostrano per capacità di apprendimento e curiosità intellettuale e in Italia se ne conta almeno un 5% del totale. 

Non solo, secondo la World Population Review del 2021 l’Italia è il primo paese europeo per quoziente intellettivo, con una media di 102. Nel mondo, comandato da Singapore con 108, siamo al settimo posto. 

Il problema è che il nostro paese, a cominciare dal sistema scolastico, non sembra in grado di valorizzare questo talento e molti studenti plusdotati finiscono così per abbandonare troppo presto gli studi. È il fenomeno dei drop-out capaci. 

Le cause dei malesseri

Tutto nasce dai problemi che in aula possono verificarsi per questi studenti, le cui caratteristiche particolari possono portarli a manifestare un forte disagio. Essere molto intelligenti spesso non coincide con l’essere ben inseriti a scuola.

Se non adeguatamente stimolato lo studente plusdotato rischia infatti di ritrovarsi solo o può scegliere di nascondere la sua intelligenza per sembrare come gli altri. 

Per questo è importante riconoscerne subito la specificità, che per essere accertata ha bisogno di passare attraverso alcuni test.

Ci sono alcuni indizi che possono portare a ipotizzare questo talento e richiedere un test. Sono le doti mnemoniche e la curiosità, che porta lo studente a tempestare i maestri di domande specifiche e approfondite, ma anche il dimostrarsi un attento osservatore e sviluppare un forte senso autocritico.

Anche quando uno studente “gifted” viene riconosciuto mancano però in Italia le normative e le indicazioni per valorizzarne le abilità.

Ciò che manca alla scuola italiana

Solo nel 2018 il Miur ha organizzato i primi tavoli tecnici per stabilire le linee guida sulla plusdotazione e solo con la ministra Azzolina la questione è diventata un atto di indirizzo del governo. 

L’emergenza Covid e le crisi di governo hanno però bloccato tutto. L’unico vero passo è stato l’inserimento della plusdotazione nei bisogni educativi speciali (BES) ma delle vere direttive mancano.

In Italia sono solo 95 le scuole certificate nel trattamento della plusdotazione. Una certificazione ottenuta per libera scelta, dagli istituti o dagli insegnanti che hanno frequentato corsi sul tema. Non vi è infatti alcun obbligo legislativo a riguardo

L’esperienza di una docente formata

Valentina Durante, docente formata sul trattamento di questi alunni, ha spiegato a Repubblica che che su alcune materie ne sanno molto più degli insegnanti, come ha potuto constatare nella sua classe del liceo Morgagni di Roma, “ma non per tutti gli insegnanti è facile accettarlo”.

Per trattare la plusdotazione il Morgagni ha classi dove il numero degli studenti è contenuto, i voti non esistono e i compiti in classe vengono svolti in gruppi, suddivisi per livello.

“La relazione e il confronto con compagni più simili a lui permette a questi ragazzi di sentirsi stimolati. Bisogna tenere presente che spesso si annoiano e che possono avere comportamenti stravaganti perché spesso sono carenti dal punto di vista della socialità”

Con il nuovo governo in arrivo, tutta questa questione non dovrà mancare nell’agenda del prossimo ministro dell’Istruzione. Là fuori ci sono talenti purissimi che non stiamo trattando come meriterebbero.


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